lunedì 31 dicembre 2012

I Sette Peccati Capitali della Lettura

Spulciando un gruppo Facebook nel quale figuro da un po', Fiumi di Parole, ho notato una bella iniziativa, da cui ho tratto anche il titolo del mio post e, si sa, quando si tratta di libri, non mi tiro di certo indietro, a parlarne, anche se in soliloquio, ahimè.
Ordunque, partiamo con quest'intervista! E mi auguro che i collegamenti ipertestuali funzionino a dovere!

AVARIZIA: Qual è il tuo libro più costoso? E quello meno costoso? Il libro più costoso che io abbia mai comprato è l' "Elsevier Encyclopedia of Forensic Science, voll 1-3", ovvero un compendio di medicina legale e antropologia forense. Mi costò, via web 1.300 dollari, sei mesi fa, ma prendendoli dalla carta di credito dei miei non ho visto il tasso di conversione, quindi la quota in euro mi è ignota! Ammetto però che l'ho preso per "incrementare" le mie conoscenze sulla materia, che spero un giorno mi apparterrà.
Al contrario, il libro più economico fu "Per chi suona la campana" di Hemingway, pagato solo cinquanta centesimi su una bancarella a Foggia. 

IRA: Con quale autore hai un rapporto di amore/odio? Philip Roth. Lo odio perché ha deciso di terminare la sua carriera di scrittore sebbene abbia iniziato non da giovanissimo. Lo odio solo per questo, perché mi aveva fatto capire che si può diventare scrittori anche a tarda età, cosa che... vorrei fare anch'io. *coff coff*
Quanto al resto, lo amo, specie per la saga dedicata a David Kepesh, ma ancor di più per "Il lamento di Portnoy" e "Pastorale Americana"; mi riservo di citarne due visto che in una delle prossime domande dirò zero! XD

GOLA: Quale libro hai divorato e riletto in continuazione senza alcuna vergogna? Qui devo fare proprio un elenco: "Martin Eden", "Narciso e Boccadoro", "Il grido silenzioso", "Fight Club", "Io uccido" più tutti i libri di Connelly. E di Tolkien, e li ho tutti.

PIGRIZIA: Quale libro hai tralasciato o messo da parte per pigrizia? Ecco, qui devo proprio dire nessuno. Anche se ho letto delle vere "palle al piede", li ho sempre terminati, se non altro per ostinazione.

SUPERBIA: Di quale libro ti piace parlare per sembrare estremamente intellettuale? Io sono già superba di mio, ma, non so, magari "So quel che fai" di Rizzolatti, che mi ha fatto apprezzare di più la neurofisiologia.


LUSSURIA: Quali caratteristiche trovi più attraenti nei personaggi sia maschili che femminili? Che dire, per me un personaggio maschile a dir poco attraente e nel quale mi rispecchio (e del quale potrei innamorarmi se non fosse di carta) è il detective Harry Bosch: a volte rude, dai metodi poco ortodossi, ma carico di quell'acume felino e innatamente portato al bene, in ogni circostanza. Mi ricorda molto un eroe dei fumetti a me caro, Wolverine. Per quanto riguarda i personaggi femminili, uhm, Anita Blake. Ho detto tutto.

INVIDIA: Quale libro vorresti ricevere come regalo? Oh, sono tantissimi quelli che vorrei. Per ora direi "Il Silmarillion" in lingua originale.

    




mercoledì 26 dicembre 2012

Le mie opinioni... (parte uno).

La lettura è per me, da sempre, una delle mie più grandi passioni.
Non resto indifferente al fascino della carta stampata e, questa volta, mi sono permessa, di fare anche io una critica per iscritto ad un romanzo che ho appena terminato, di cui ho scoperto da pochissimo l'esistenza.
Ammetto che, almeno per ora, ho letto solo il libro in italiano, ma spero di trovarlo quanto ptima in lingua originale.
Partiamo dall'inizio, stilando una bella scaletta, come in una libreria.

Autore: Hugh Laurie (inciso: sì, l'attore che interpreta House).
Titolo: Il venditore di armi.
Edizione: Marsilio, collana I tascabili Marsilio, categoria Giallo, ma è presente anche in versione Maxi (per capirci, nello stesso formato della trilogia "Millennium" di Larsson, che è edita sempre da Marsilio).
Traduzione: Vittorio Curtoni.
Prima edizione: settembre 2008 (la prima pubblicazione fu in Inghilterra nel 1996.
Sinossi (presente sul volume, sul retro della copertina): Thomas Lang è un ex militare diventato mercenario. Senza un soldo e cronicamente single, non ha niente da perdere tranne il cuore e la sua Kawasaki ZZR 1100. Ma ha ancora dei principi, così quando gli offrono centomila dollari per assassinare un industriale americano rifiuta sdegnato e decide invece di avvertirlo del pericolo che corre. Una buona azione che si rivela una pessima mossa: da quel momento Lang viene risucchiato in un vortice di menzogne, corruzione e violenza. Costretto a spaccare teste con una statuetta di Budda, a vedersela con miliardari malvagi, a mettere la sua vita nelle mani di una serie di femmes assai fatales, districandosi tra il governo inglese, agenti della CIA, aspiranti terroristi e trafficanti d'armi, cercherà di salvare la donna di cui si è innamorato e di evitare un bagno di sangue su larga scala.

A questo punto, inserisco le critiche presenti sul libro stesso, dopo la sintesi, in quanto le adopererò per commentare successivamente il libro negli altri post, facendo una netta distinzione anche tra l'essere il più possibile obiettiva e il mio gradimento personale.

"Come scrittore, Mr. Laurie è brillante, affascinante, coinvolgente e pieno di humour" (New York Times Book Review).
"Un esordio straordinario. Thomas Lang è un James Bond dei giorni nostri, con gli stessi ingredienti, ma aggiornati, e con battute molto più spiritose" (Daily Telegraph).
"Un divertente thriller dove azione e ironia sono mixate al punto giusto e dove Laurie mostra di aver ben assimilato la tradizione degli autori delle spy stories, del noir e dell'hard boiled" (Luca Crovi, Il Giornale).

Tutta questa premessa per la mia "critica" vera e propria, anche se direi recensione...

martedì 25 dicembre 2012

L'origine del mio nickname

Posso dire, con assoluta certezza, di aver scelto un nome lungo, e altisonante, per certi versi.
Layla Morrigan Aspasia. 
Se si fa l'acronimo, si trova LMA, che corrisponde anche all'abbreviazione di Leucemia Mieloide Acuta, la malattia che ha strappato a questa vita mio fratello maggiore. Che coincidenza, non trovate?
Io lo notai di sfuggita tempo fa, in tutt'onestà e non appena feci questa constatazione sbottai in un poco fine: "ci ritroviamo ancora, brutta puttana?", riferito alla leucemia, beninteso.
Si potrebbe applicare anche a tante altre persone, ma quella volta era un nome astratto.
Partiamo dal primo.
Layla: l'omonima canzone di Eric Clapton (ascoltate la versione live al Madison Square Garden), era in ballottaggio con altri nomi con i quali mi si voleva chiamare quando nuotavo senza pensieri nel liquido amniotico.
C'erano: Marica (nome derivato dalle prime sillabe dei fratelli della mamma, ahimè morti giovanissimi: Marcello, Riccardo e Carmelo - avrei preferito Karima al massimo -), poi Galadriel (tratto da Tolkien), Layla e Barbara.
Quest'ultimo, il mio, non è di famiglia, ma deriva dalla poesia di Jacques Prévert, che dà nome al titolo della composizione stessa e alla protagonista che viveva a Brest.
E questi nomi li aveva pensati mio nonno materno, colui che mi ha trasmesso l'amore per la lettura e la scrittura.
Layla mi è sempre piaciuto perché da piccolina mi piaceva ascoltare la canzone di Slowhand, mi rilassava, la canticchiavo, insomma, ho un affetto non indifferente verso questa canzone.
Ma il suo significato può essere tradotto con "scura come la notte", e io, creatura sia diurna sia notturna e di per sé lunatica e volubile, non potevo non scegliere un qualcosa di contrastante per la mia persona.
Morrigan: in realtà, dovrebbero esserci due begli accenti, perché sono una purista, ovvero Mórrígan, o, se vogliamo l'irlandese classico Móirríoghan. Da qui è facilmente intuibile di chi si tratta.
La mia passione per la mitologia antica (greca, romana, celtica, norrena, giapponese) è risaputa, o forse no?
La dea della guerra, della sessualità, della violenza, che assume sembianze terrificanti in guerra.
Semmai dovessi avere una figlia e dovesse avere anche i miei capelli tendenti al rossiccio, come i miei, si chiamerà così.
Con i capelli e gli abiti rossi, colore per i celti simboleggiante l'aldilà, ma per me anche il mio colore preferito, il colore del sangue, delle più viscerali passioni, sentimenti, vividi e ricchi di quell'essenza intrinseca che porta all'essere crudo e nudo.
E in questa categoria io faccio figurare anche le mie, di passioni.
Affermando anche di essere una persona molto istintiva e passionale, che però possiede anche caratteristiche del tutto opposte, come l'altro nome che ho scelto.
Aspasia: Aspasia di Mileto, la moglie di Pericle il Vecchio, prestigiosa maestra di retorica e di filosofia nell'antica Atene.
Da qui la mia predilezione per tutto ciò che è classico, la retorica, uno stile bello nella scrittura, la perfezione che un insieme di fonemi e grafemi possano suscitare il sentore di sublime nell'animo del lettore, merito dello scrittore e della sua capacità di eviscerare pensieri, emozioni, concetti, tutto.
Questo nome fu, inoltre, adoperato dal mio poeta preferito, Leopardi, come nome di schermo per la fanciulla a cui dedicò le poesie che figurano nel "Ciclo di Aspasia". Ovviamente, quella bagascia, non gli ha dato una chance, credo manco mezza.

Non avrei mai creduto che questi nomi si sarebbero intrecciati per costituire una maschera della mia persona, che forse è quella che mi rispecchia di più...


lunedì 24 dicembre 2012

Il giorno posteriore al ventiquattro dicembre...

Non sono mai stata religiosa, nemmeno da piccola, ho sempre vissuto il mondo di Dio e argomenti correlati come un'enorme imposizione, dalla quale mi sono liberata, ma non del tutto.
Lo farò non appena presenterò i documenti per annullare il mio battesimo.
Il Natale, dunque, non ha per me un significato particolare, ma la vigilia, lo aveva, eccome.
E credo lo abbia tuttora.
Era il momento in cui, la sera, davanti al caminetto, mio nonno avrebbe letto il "Canto di Natale" di Dickens.
La storia da piccina mi piaceva molto, col tempo un po' meno, ma era diventata una tradizione per noi due, e aspettavo con impazienza che arrivasse la sera del ventiquattro, solo per poter sedere accanto a lui e leggere assieme.
Ma ora, so bene che, tra un paio d'ore, alle dieci di sera, prenderò quel volumetto, lo stesso che aveva il nonno, che mi ha lasciato, come tutti i suoi libri e il suo sapere unito all'amore per le lettere; lo leggerò, sotto le coperte del mio piccolo rifugio e non so se alla fine riuscirò a trattenere le lacrime o se usciranno senza il mio permesso, come tutti i sette anni prima di questo.
Il dolore è di chi resta, sarà per questo che sono diventata l'erede di Scrooge pronta a urlare a destra e manca "Buon Natale un cazzo"...



sabato 22 dicembre 2012

The arms of sorrow

Ascoltando la canzone omonima al titolo del mio post dei Killswitch Engage, ho concluso, per la prima volta una fiction, e anche romantica.
Che antitesi, eh? Metal in sottofondo per scrivere romanticherie, sono un paradosso vivente!
Chi mi conosce lo sa, sono una cinica viscerale, fino all'osso, per capirsi, ma l'ho fatto per mia sorella.
Lei ama il mio modo di scrivere.
E io vivo per la scrittura, la scrittura mi divora e mi fa nutrire di essa.
Aspetto ora di sapere se il mio esperimento è stato apprezzato, ma, dopo un blocco per il romantico e lo scrivere sentimentale che risale, se non considero un intermezzo banale, al 22/10/2011, è tempo di riprendere in mano la mia prima fanfiction (di cui vi lascio il mio ultimo sfogo correlato a questo post e a cosa voglia dire scrivere per me).
Sì, è passato più di un anno e ora basta crogiolarsi nell'incertezza, basta farsi seghe mentali sul fatto che fyccine che fanno cacare abbiano più riscontri delle mie sebbene manchino di alcune cose che personalmente io so adoperare ed inserire nei miei scritti, a partire dalla grammatica.
Piena di me? Solo il giusto per non farmi buttare giù e cadere ancora una volta nella depressione.
Egoista? Dipende dai punti di vista.
Come dico sempre, la mia vita alberga tra le parole e alla fine riuscirò nel mio intento.
Si sa, sono caduta più volte e mi sono rialzata, rinascendo dalle mie ceneri, e anche stavolta, seppur a piccoli passi, tornerò a nuova vita.
Intanto vi auguro buon divertimento con la mia nuova creazione, che spero gradiate.
E il brano che vi ho citato.




sabato 15 dicembre 2012

Sogni, aspirazioni e rompicoglioni da sparare a vista.


Questo è il mio primo post, avendo orora "creato" il mio blog e, ovviamente, non potevo non iniziare con uno sfogo.
Uno sfogo sentito, necessario, uno di quelli che sono dettati dalla necessità di voler sì gettare benzina sul fuoco, ma anche per poter almeno esternare quanto si sente nell'animo e che devi trattenere perché chi vive attorno a te non capirebbe, purtroppo.
Il presupposto da cui partire è uno solo. Nella mia vita ho sempre cercato di seguire e raggiungere i miei sogni.
Quando invece si tratta di aspirazioni, il concetto è un po' diverso, ossia, considero queste ultime come dei piccoli sogni in miniatura, che lasciano il tempo che trovano e come tali, una volta raggiunti, si parte subito alla ricerca dei prossimo desiderio, perché, almeno nel mio caso, il piacere è dato dal viaggio intrapreso per arrivare alla meta, e quando ci si arriva, mi sento appagata, beninteso, ma ho subito voglia di raggiungere di nuovo quello stato di perenne tensione emotiva che mi scatena il voler ottenere qualcosa di nuovo.
Al contrario, i miei sogni, sono tre, due dei quali a pari merito ed essi per me sono dei sogni “per i quali vale la pena vivere e morire”, così come scrisse Jack London nel mio romanzo preferito.
Elenchiamoli, dunque: diventare medico (specializzandomi in medicina legale), diventare scrittrice e, alla vecchiaia, aprire una libreria.
Sì, voglio diventare un dottore, vivo e mi nutro di emozioni per mezzo di parole e amo leggere fino allo spasmo, magari passando notti insonni, problemi?
Allora non venitemi a dire, voi inetti che non conoscete nemmeno uno dei miei piccoli recessi di spirito, che io sono una “scribacchina di cazzate” e anche “una vergogna per tutti gli universitari seri”.
Sono una fanwriter, per ora, ma punto in alto, molto in alto.
Non accetto commenti di sorta da bastardi che, alla mia età, dovrebbero già essere al terzo anno ed hanno iniziato l'università ora, urlando a squarciagola “magari si scopa”, quando hanno la ragazza a casa che, ingenuamente e soprattutto perché credono sempre nel bene di tutti, anche dei pezzi di merda di tale risma, li aspetta.
No, non l'accetto.
Specie se questa ragazza troppo di cuore è mia sorella.
Chiamatemi stronza, bastarda, arrogante, boriosa, snob, come volete, ma io dico soltanto che sono una che ha capito cosa vuole dalla sua vita e che lotterà fino all'ultimo per ciò in cui crede.
Una cosa che ho capito, nella mia intolleranza e misantropia, è che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno e che ho i mezzi necessari per raggiungere le stelle fulgenti che sono i miei sogni e sapete perché lo so?
Perché quando si tratta dei miei sogni, il mio animo si infiamma e il cuore prende nuove energie, tratte anche dalla volontà tenace di non volermi arrendere, mai.
E anche da questi “detrattori” del cazzo che, sparando a zero sulla mia vita, si permettono il lusso di parlare.
Non agisco solo perché li farei finire in ospedale e questo non posso permettermelo.
Gente avvisata, gente mezza salvata, con me non si scherza!