sabato 30 novembre 2013

Go To Hell, For Heaven's Sake.

Questo mio post non vuole essere né provocatorio né dissacrante.
Sì, certo, come no.
Come tanta gente elogia il loro credo, io oggi voglio parlare del mio non credere.
Parto, come deformazione professionale ab ovo, ovvero dalla parola ateo come definizione (presa dal Vocabolario Treccani online):

àteo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo atheus, atheos, gr. ἄϑεος, comp. di - priv. e ϑεός «dio»]. – Che, o chi, nega l’esistenza di Dio: dottrine a., affermazioni a., scetticismo a.; essere, dichiararsi a.; le concezioni, le posizioni dottrinali di un a., degli atei.

In pratica, in termini generici, io sarei una senza dio, nulla di più vero
Tempo fa, ovvero quando ero più giovane, mi professavo agnostica, cioè, leggendo la parola di partenza:

agnosticismo s. m. [dall’ingl. agnosticism (Th. H. Huxley, 1869), der. di agnostic: v. agnostico]. –

1. In filosofia, ogni teoria che limita la capacità conoscitiva del pensiero umano alla sfera ristretta dei fenomeni, pur non negando in modo assoluto la possibilità di conoscere il vero.

2. estens. Ostentata rinuncia ad approfondire la conoscenza di fatti, dottrine o altre realtà (nel campo religioso, politico, sociale, culturale, ecc.) nella loro vera essenza e nel loro preciso valore. 

Ne consegue che l'agnosticismo corrisponde a una voluta mancanza di presa di posizione, nel secondo significato.
Io penso di associare il significato uno di "agnosticismo" più l'aggettivo ateo: nego l'esistenza di un dio perché non lo vedo, non è tangibile, pur tuttavia non mi precludo di scoprire la realtà come un agnostico.
Nel caso in cui ci siano le prove di tale "ineffabile", allora e solo allora crederò.
Tutto questo preambolo perché?
Semplicemente perché io, la regina delle lamentele e degli smadonnamenti, sono stata attaccata in banca da una signora di mezza età che ha aspramente criticato il fatto che sono atea.
La dinamica è stata la seguente.
Dopo aver preso il biglietto col numero del mio turno, mi metto in fila (era abbastanza vicino il turno per far sì che restassi in piedi) e alla mia sinistra, in corrispondenza dell'altro sportello, ecco la tizia che parlava con un'altra donna (che non faceva altro che annuire) dell'aborto.
Questione spinosa, e se ne parla in banca, vabbè.
Dovete sapere che io, dovunque vada, sto sempre con le care cuffiette nelle orecchie, per ascoltare la musica e per non essere disturbata.
Il fatto che sia stata interpellata, con tutto che stavo ascoltando i miei adorati Bring Me The Horizon, non mi ha urtata, di più.
Per educazione, rispondo alla domanda "signorina, non trova anche lei che la vita è sacra e che l'aborto è un abominio agli occhi di Dio?".
La mia mente aveva contemplato la risposta "no, è lei l'abominio che mi rompe al momento i coglioni".
Ma sono stata zitta, però avrei dovuto esserlo in toto perché dire "ecco, ma veramente io sono atea".
Ha scatenato il putiferio.
Questa pazza a inveirmi (urlando proprio!) contro dicendo che è inconcepibile che una ragazzina non abbia fede, non creda in dio e via discorrendo. Mi dava dell'ignorante perché non credevo.
La mia reazione fu palese e scontata per chi mi conosce.
Cacciai un porcodio ad alta voce e iniziai a dare le mie motivazioni per cui non credo.
Darmi dell'ignorante, quando penso di avere una buona cultura anche religiosa e generale a carattere letterario, storico, filosofico, scientifico ecc, mi pare una bella presa per i fondelli; specie se lo dice un'emerita sconosciuta.
Viene da pensare e dire "ma da quale pulpito viene la predica?" e non solo.
Come sempre, il rispetto delle idee altrui è pura utopia.
E siccome oggi i link non vanno, diciamo che questo brano ci sta.
http://www.youtube.com/watch?v=C7cczTyQ4iY

sabato 16 novembre 2013

Chissà perché capitano tutte a me.

Come dice una delle frasi che più rispecchiano il mio pensiero, così oggi dico a voce alta: io non approvo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo.
Si tratta di una famosa frase di Voltaire (no, è un falso storico).
Ne parlo perché ieri mi è successa la cosa che più odio. Essere attaccata (in modo sibillino e stupido, come se io fossi cretina da non accorgermene) e con l'assurda pretesa che l'altro interlocutore abbia ragione.
Si suppone, quindi, sul mio blog, che posso scrivere quello che più mi aggrada, visto che pare non sia possibile dire la propria in altre sedi, come se dovessi stare sempre zitta e lasciare che parlino gli altri.
Mio nonno diceva che mi è stato dato un cervello (che pare funzioni) e una bocca per parlare con cognizione di causa e nessuno deve permettersi oppure osare privarmi della libertà di esprimere la mia idea. Questo ovviamente vale per tutti, perché va a finire che poi divento Fenice Oscura.
Su questa (carina) pagina Facebook https://www.facebook.com/LifeIsABooks?ref=ts&fref=ts ci si scambia pareri, commenti e consigli sui libri, e il post specifico è questo:

"La nostra lettrice Fiore Pietracito ha acquistato "Il richiamo del cuculo" e "Dopo la pioggia" di Charles Martin e vorrebbe sapere se qualcuno di voi li ha già letti!
Aiutatela!
Ps: NO SPOILER su Il richiamo del cuculo!".


Orbene, ormai è noto che l'autrice de "Il richiamo del cuculo" è la Rowling, autrice della saga di Harry Potter e de "Il seggio vacante".
Si tratta di un giallo, ma a me non è piaciuto. Come non mi è piaciuta la saga del mago occhialuto e l'altro libro.
Che posso farci? Non posso mica dire che mi è piaciuto un libro se non è vero. Trovo che la Rowling non sia questo granché di scrittrice, a livello di stile e contenuti. Non è un mistero che a me Harry Potter non sia mai piaciuto e non nascondo che per me lei non è la regina del fantasy, no, non lo è. Secondo me ci sono autori più eccellenti di lei, in tutti i sensi.
Sono per caso Sgarbi? No, ma si dà il caso che io sia una ragazza che abbia letto tanti libri e tanti generi; la mia idea non è assolutamente fatta per prevaricare, ma pretendo che io possa dirla in libertà senza essere attaccata. Mi sembra giusto, credo.
E invece, ieri, un tizio, con un commento condito da tanti punti interrogativi ed esclamativi (in stile bimbominkioso) e una faccina (questa -.- che secondo lui intende dire sbigottimento) inizia a dire "ma come fai a dire che la Rowling sia una costante delusione?". E ha continuato con l'assurda pretesa di aver ragione, come se io tacessi. Sì, proprio io.
La risposta è una: semplice, leggendo. Non mi piace e lo dico, non urlo al genio a destra e manca.
Che poi, se non si scopriva che era lei con uno pseudonimo, questo romanzo sarebbe stata la prova di esordio (per me pari a una sciacquatura di piatti) di un autore emergente che avrebbe lasciato il tempo che ha trovato. L'incremento di vendite è aumentato dopo aver scoperto il trucco. I fan possono leggere ciò che vogliono, per carità, ma non devono pretendere che tutti osannino questa scrittrice se agli altri non piace.
Per dire, a me non piace Jane Austen, ma che ci posso fare? Devo dire "sì, è meravigliosa" per il beneplacito del popolo? Ma nemmeno morta.
La gente così è allo stesso livello delle fan sfegatate dei gruppi musicali che farebbero follie per gli artisti. Degli autentici fanatici.
Va bene essere fan e ammirare aritsti vari, lo faccio anche io, ma arrivare all'idolatria proprio no, eh!
Si arriva a essere come le famose directioners ed elementi correlati che sì, sono delle disagiate mentali perché non si può dire "amo i miei idoli", perché non erigi loro un tempio e metti le candele per venerarli, quando poi baci i poster o pensi di far altro coi poster. Lì si esagera, per me si è da ricovero.
A tal proposito, voglio parlare degli idoli, così mi sfogo per bene.
Prendo la definizione del Vocabolario Treccani online.

ìdolo s. m. [dal gr. εἴδωλον (si legge eídōlon) «simulacro» poi «idolo», der. di εδος (si legge êidos) «aspetto, figura»; lat. idōlum]. –

1. a. Ogni oggetto, o immagine di oggetto, che sia adorato e venerato in quanto ritenuto una divinità o simbolo di una divinità: il culto degli i.; adorare gli i.; sacrificare a un i.; abbattimento, distruzione degli idoli.

b. In archeologia, lo stesso che idoletto.

2. estens. Persona o cosa (anche astratta) amata o venerata come un idolo, o comunque posta su un piano superiore all’umano: Facil ti fu ingannare una donzella Di cui tu signore eri, i. e nume (Ariosto); Non far i. un nome Vano, senza soggetto (Petrarca); essere l’i. delle folle, dei proprî seguaci; il denaro è l’i. degli avari; abbattere, distruggere, infrangere un i., dimostrare la vanità, l’inconsistenza di cosa che nell’opinione comune sia divenuta un mito, una realtà indiscussa: il divin Galileo, che primo infranse L’i. antico (Mascheroni), cioè l’autorità di Aristotele e la teoria geocentrica.

3. letter. e ant. In senso etimologico, immagine, rappresentazione in genere di un oggetto agli occhi o alla mente: Pensa, lettor, s’io mi maravigliava, Quando vedea la cosa in sé star queta, E ne l’i. suo si trasmutava (Dante: è il grifone che, pur restando immobile e invariato in sé, assume figura e atteggiamenti diversi negli occhi di Beatrice in cui si specchia). I. fantastico, immagine, fantasma, mito, illusione creati e accarezzati dalla fantasia.

4. Nella forma latina, idòla (neutro plur.), il termine fu usato dal filosofo F. Bacone (1561-1626) per designare le illusioni o i fantasmi (propriamente i pregiudizî) della mente, che falsano l’esperienza e il concetto della natura. ◆ Dim. idolétto, con sign. partic. (v.), idolino.

Le accezioni in cui questi fanatici annoverano gli oggetti del loro "culto" sono la uno, la due e la tre.
La quarta è per me quella che mi ha formata nel mio modo di pensare.
Il filosofo Bacone, nella pars destuens del suo metodo di conoscenza dei fenomeni (che ha delle falle e dei limiti, ma è rivoluzionario a mio dire), parlava degli idòla che nello specifico (li prendo da Wikipedia, purtroppo se mi mettessi a parlarne io sarei più arzigogolata e logorroica) sono:


* Gli Idola Tribus, sono i pregiudizi della "tribù" (inteso come società), radicati nella mente di tutta la specie, li possiede ogni uomo. Il più noto degli "Idola Tribus" è quello della fallibilità dei sensi: l'uomo dà troppa importanza all'esperienza sensibile, ed è convinto che questa non possa ingannarlo. Un altro noto "Idola Tribus" è la tendenza nel vedere un principio d'ordine, ossia di voler vedere un finalismo nella natura, "La natura non ha fini, solo l'uomo ne ha."
* Gli Idola Specus ossia "della caverna" (con un fortissimo richiamo a Platone e al suo "Mito della caverna" ma in tono negativo), qui per Bacone la caverna, è la mente di ciascuno di noi, questi infatti sono pregiudizi che appartengono al nostro inconscio, propri di ciascun individuo, dipendenti dalla sua educazione, dal suo stato sociale, dalle sue abitudini e dal caso. Tutti siamo portati a proiettare negli altri noi stessi, e forzare la realtà in una direzione.
* Gli Idola Fori ossia "della piazza", dovuti al linguaggio e alla sua fallacità, ai suoi equivoci; molte parole non hanno significato, non corrispondono a nulla di reale (quasi tutte quelle usate dai filosofi), altre ne hanno molteplici, corrispondono a molte cose.
* Gli Idola Theatri, pregiudizi che derivano dalle dottrine filosofiche del passato (paragonate a mondi fittizi o a scene teatrali), simbolo della forte critica che Bacone fa alle differenti scuole filosofiche assimilandole a favole o sceneggiate.

Ovviamente, facendo un pancotto dei quattro tipi di idòla, si trova il perfetto esempio di ignorante, bigotto e tarato. L'averci a che fare poi è un'impresa almeno per me.
Detto ciò, ammetto che mi prudono ancora le mani, ma non riesco ancora a credere che predicando tanto la libertà, poi, gli idioti rivelino sempre che si sta regredendo.