martedì 25 dicembre 2012

L'origine del mio nickname

Posso dire, con assoluta certezza, di aver scelto un nome lungo, e altisonante, per certi versi.
Layla Morrigan Aspasia. 
Se si fa l'acronimo, si trova LMA, che corrisponde anche all'abbreviazione di Leucemia Mieloide Acuta, la malattia che ha strappato a questa vita mio fratello maggiore. Che coincidenza, non trovate?
Io lo notai di sfuggita tempo fa, in tutt'onestà e non appena feci questa constatazione sbottai in un poco fine: "ci ritroviamo ancora, brutta puttana?", riferito alla leucemia, beninteso.
Si potrebbe applicare anche a tante altre persone, ma quella volta era un nome astratto.
Partiamo dal primo.
Layla: l'omonima canzone di Eric Clapton (ascoltate la versione live al Madison Square Garden), era in ballottaggio con altri nomi con i quali mi si voleva chiamare quando nuotavo senza pensieri nel liquido amniotico.
C'erano: Marica (nome derivato dalle prime sillabe dei fratelli della mamma, ahimè morti giovanissimi: Marcello, Riccardo e Carmelo - avrei preferito Karima al massimo -), poi Galadriel (tratto da Tolkien), Layla e Barbara.
Quest'ultimo, il mio, non è di famiglia, ma deriva dalla poesia di Jacques Prévert, che dà nome al titolo della composizione stessa e alla protagonista che viveva a Brest.
E questi nomi li aveva pensati mio nonno materno, colui che mi ha trasmesso l'amore per la lettura e la scrittura.
Layla mi è sempre piaciuto perché da piccolina mi piaceva ascoltare la canzone di Slowhand, mi rilassava, la canticchiavo, insomma, ho un affetto non indifferente verso questa canzone.
Ma il suo significato può essere tradotto con "scura come la notte", e io, creatura sia diurna sia notturna e di per sé lunatica e volubile, non potevo non scegliere un qualcosa di contrastante per la mia persona.
Morrigan: in realtà, dovrebbero esserci due begli accenti, perché sono una purista, ovvero Mórrígan, o, se vogliamo l'irlandese classico Móirríoghan. Da qui è facilmente intuibile di chi si tratta.
La mia passione per la mitologia antica (greca, romana, celtica, norrena, giapponese) è risaputa, o forse no?
La dea della guerra, della sessualità, della violenza, che assume sembianze terrificanti in guerra.
Semmai dovessi avere una figlia e dovesse avere anche i miei capelli tendenti al rossiccio, come i miei, si chiamerà così.
Con i capelli e gli abiti rossi, colore per i celti simboleggiante l'aldilà, ma per me anche il mio colore preferito, il colore del sangue, delle più viscerali passioni, sentimenti, vividi e ricchi di quell'essenza intrinseca che porta all'essere crudo e nudo.
E in questa categoria io faccio figurare anche le mie, di passioni.
Affermando anche di essere una persona molto istintiva e passionale, che però possiede anche caratteristiche del tutto opposte, come l'altro nome che ho scelto.
Aspasia: Aspasia di Mileto, la moglie di Pericle il Vecchio, prestigiosa maestra di retorica e di filosofia nell'antica Atene.
Da qui la mia predilezione per tutto ciò che è classico, la retorica, uno stile bello nella scrittura, la perfezione che un insieme di fonemi e grafemi possano suscitare il sentore di sublime nell'animo del lettore, merito dello scrittore e della sua capacità di eviscerare pensieri, emozioni, concetti, tutto.
Questo nome fu, inoltre, adoperato dal mio poeta preferito, Leopardi, come nome di schermo per la fanciulla a cui dedicò le poesie che figurano nel "Ciclo di Aspasia". Ovviamente, quella bagascia, non gli ha dato una chance, credo manco mezza.

Non avrei mai creduto che questi nomi si sarebbero intrecciati per costituire una maschera della mia persona, che forse è quella che mi rispecchia di più...


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